mercoledì 4 febbraio 2015

ALLA RICERCA DI NUOVI MONDI

Che esistano altri pianeti al di fuori del sistema solare è ormai certo. Dal 1992 ad oggi sono stati scoperti più di 1800 mondi.
Tuttavia non si è ancora in grado di rispondere alla domanda che da millenni l’uomo si pone: esistono altre forme di vita nell’Universo?
Per poter rispondere,  bisognerebbe prima trovare dei pianeti con caratteristiche simili a quelle della Terra e che si trovino ad una distanza dalla loro stella ottimale per ospitare la vita. 
È per questo motivo che nel 2008 l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) ha deciso di dar via allo studio della missione PLATO (PLAnetary Transits and Oscillations of stars) che lo scorso anno ha ricevuto il via libera per entrare in fase di costruzione.

A differenza di altri telescopi, PLATO non sarà costituito da un unico grande e potente telescopio ma da un insieme di 34 piccoli occhi, ciascuno con una pupilla da 100 mm,  montati su una singola piattaforma. In questo modo, il campo visivo e, quindi, la probabilità di trovare pianeti extrasolari, aumenta notevolmente.


Una volta raggiunta la sua orbita nello spazio, PLATO scatterà una foto del cielo ogni 30 secondi per immortalare il passaggio di un qualche pianeta davanti a una delle tante stelle tenute d’occhio. Circa 4000 stelle in ogni campo di PLATO dovrebbero mostrare queste mini eclissi, in base alle valutazioni statistiche fatte dagli scienziati. 

La “tecnica dei transiti” di cui si avvale PLATO consiste proprio in questo: osservando costantemente la luminosità di una stella, se un pianeta gli ruota attorno e se questo si trova lungo la linea di vista, lo strumento rivelerà periodicamente un calo e poi una nuova ricrescita della luminosità della stella. In sostanza è come quando osservando  un lampione stradale in lontananza ci accorgiamo di un leggero  tremolio della luce dovuto probabilmente a una farfalla notturna, o a un pipistrello che gli stanno girando attorno.

Ma è davvero così semplice? In realtà, la diminuzione di luminosità della stella potrebbe essere impercettibile. Non solo…qualora si vedesse un’eclisse non è detto che questa sia dovuta al transito di un pianeta; potrebbe infatti essere un’altra stella che gli ruota attorno (come nel caso dei sistemi binari) oppure la stella varia la sua luminosità semplicemente perché pulsa con regolarità. Per confermare quindi la scoperta del nuovo pianeta occorreranno metodi molto complessi di analisi dei dati, che ci diranno alla fine quanto grandi siano questi pianeti e a che distanza si trovino dalla stella.

La misura della massa dei pianeti sarà possibile nel caso ci sia più di un pianeta intorno alla stessa stella, oppure completando le misure dallo spazio con misure di velocità radiale fatte con strumenti a terra, come lo spettrografo HARPSN del Telescopio Nazionale Galileo. 
Il prodotto finale della missione PLATO sarà un catalogo di pianeti contenente le misure di massa, dimensione, densità, periodo orbitale, inclinazione e altre informazioni preziose per capire se siano di natura rocciosa (come la Terra) o gassosa (come Giove). Quello che verrà trasmesso a terra non saranno i dati grezzi ma le varie curve di luce delle stelle che saranno prima mediate a bordo dello strumento. Successivamente, questi pianeti “scovati”  potranno essere osservati spettroscopicamente da terra e dallo spazio in modo da misurarne le proprietà fisico – chimiche delle atmosfere planetarie.

Il lancio di PLATO è previsto nel 2024 e resterà in orbita per almeno sei anni. Più di 40 ricercatori italiani dell’INAF  stanno già lavorando alla prima fase del progetto, ovvero individuare le regioni di cielo e le stelle dove puntare la sonda e costruire una parte della strumentazione . Già nel 2011 un prototipo dei 34 telescopi che costituiranno gli occhi del satellite è stato costruito dai ricercatori italiani e svizzeri.

PLATO è un progetto internazionale che coinvolge agenzie spaziali, istituti di ricerca e università in tutta Europa (Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Portogallo, Regno Unito, Spagna, Svezia, Svizzera, Ungheria) e in Brasile.



La realizzazione dei 34 telescopi è affidata all'Italia e alla Svizzera e sarà una grande opportunità per le imprese del settore spaziale italiano che sono tra le più affermate in Europa nel campo dei sistemi ottici per lo spazio. Anche il computer che controlla gli strumenti di bordo sarà fornito dall’Italia. 

Il responsabile italiano del progetto è Isabella Pagano, dell'INAF di Catania. Il gruppo responsabile della scelta dei campi e delle stelle da osservare è guidato da Giampaolo Piotto, del Dipartimento di Astronomia dell'Università di Padova. I telescopi sono responsabilità di Roberto Ragazzoni dell'INAF di Padova e il computer di bordo è sviluppato da un gruppo coordinato da Rosario Cosentino dell'INAF FGG.
Una volta lanciato PLATO  sorveglierà un milione di stelle e fra queste individuerà certamente mondi alieni che per dimensioni, composizione e temperatura possano permettere lo sviluppo della vita e chi lo sa…magari possano un giorno ospitare gli abitanti della Terra quando questa arriverà alla fine della sua esistenza.


Daniela Sicilia


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